Marianne Mirage. Arriva da Forlì il nuovo talento del pop italiano.
Si presenta con un disco prodotto da Caterina Caselli e la partecipazione al film di Matteo Garrone ‘Il racconto dei racconti’
A conferma che non di soli reality si alimenta la nuova musica italiana, la storia, per ora breve, ma già ricchissima di avvenimenti della forlivese Marianne Mirage (vero nome Giovanna Gardelli), 23 anni, nuova scoperta dell’unica talent scout della canzone in Italia, Caterina Caselli, dimostra che il talento non sempre ha bisogno delle competizioni televisive.
Poco più che ventenne, artista giramondo (con i genitori appassionati di traversate in barca a vela), attrice nel nuovo film di Matteo Garrone ‘Il racconto dei racconti’, dove è la protagonista insieme a Vincent Cassel e Salma Hayek, ha esordito con il singolo ‘Come quando fuori piove’ che precede il suo primo album.
E’ appena uscita la sua versione di ‘Jingle Bell Rock’, classico natalizio di Bobby Helmes.
Marianne, allora a volte basta davvero il talento per arrivare?
A me è successo. Suonavo in un locale sui Navigli a a Milano, voce e chitarra, sono piaciuta a una persona che lavora per la Sugar e che mi ha proposto un provino di fronte a Caterina Caselli. Sono arrivata con un repertorio di oltre 40 canzoni, scritte in tutte le lingue nelle quali mi esprimo, italiano, inglese, francese, spagnolo, retaggio del mio passato in giro per il mondo con la mia famiglia, e, dopo l’esibizione, Caterina mi ha chiesto se avevo voglia di lavorare con lei. I miei programmi erano di viaggiare ancora un po’. Invece sono stata ‘costretta’ a fermarmi. Abbiamo registrato il singolo e ora lavoro al cd.
Come è il rapporto con la Caselli?
Di totale fiducia e libertà. Pensi che, quando abbiamo iniziato a discutere del videoclip, ho chiesto di poterlo girare io, che non ho alcuna esperienza di clip, ma avevo una idea. Me lo hanno interamente commissionato, e l’ho realizzato a bassissimo costo con un telefonino. A Caterina è piaciuto ed è diventato il video ufficiale. Adesso, insieme, abbiamo definito la strategia per i prossimi mesi. Usciranno alcuni singoli per farmi conoscere di più dal grande pubblico. E poi l’album.
E Forlì?
Forlì non è solo la città dove sono nata e dove torno quando non sono in giro a suonare, è anche la principale fonte di ispirazione per la mia musica. Forlì sembra un luogo ideale per far nascere il blues, c’è malinconia, spesso c’è solitudine, c’è un sapore un po’ ‘antico’, come se la modernità non sfiorasse quelli spazi. Tutte fonti poetiche che si riversano nelle mie canzoni. Io, naturalmente, ci aggiungo uno sguardo rivolto al futuro. Mentre, ad esempio, un altro celebre gruppo forlivese, i Montefiori Cocktail, ha un’anima più ‘vintage’.
A proposito di fonti di ispirazione, non c’è soltanto Forlì
Certo, c’è tutto il mio vagabondare al seguito dei miei genitori. E in ogni posto che visitavamo, cercavo di mettermi in relazione con le musiche e le culture che lo caratterizzavano. Penso al rebetiko, la musica delle taverne greche, adesso diffusa da Vinicio Capossela, alle canzoni popolari turche, alle colonne sonore di tante notti nei porti. E poi ci sono gli ascolti delle grandi cantanti jazz, come Billie Holyday. Una miscela di influenze che, quando finalmente tornavo a Forlì, condividevo con gli amici della mia età. Così ho iniziato a comporre i primi brani e a suonare nei bar. Sino a quando è arrivato l’invito di Caterina Caselli.
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