Che tra le strade che solcano la Bassa e le lunghe distese di cemento che attraversano l’America profonda ci fosse una forte similitudine, lo aveva già raccontato Guccini in ‘Tra la Via Emilia e il West’.

Ma che addirittura le musiche nate alle latitudini emiliane, impregnate di nebbia  e di dialetto potessero far battere il cuore a Bruce Springsteen sembrava impossibile.

Almeno sino a pochi giorni fa. Quando un per adesso poco conosciuto rocker di  Cento, John Strada (vero nome Gianni Govoni), ha ricevuto un invito per esibirsi, il 16 gennaio,  ad Asbury Park, nel New Jersey, al ‘Light of Day’, il  festival per la raccolta di fondi per la ricerca sul Parkinson, che ha come testimonial e ospite ovviamente più atteso proprio il Boss.

Strada, ammetterà che la sua storia ha dell’incredibile. Come è successo?
Nella maniera più lineare possibile. Io suono da molti anni e la musica di Springsteen, il suo universo culturale di riferimento è anche il mio. Così ho avuto occasione di conoscere, durante alcuni concerti italiani, molti protagonisti del rock americano che si ispira al Boss. Uno, in particolare, Joe D’Urso. è anche l’organizzatore del festival che gravita intorno a Springsteen. Mi ha ascoltato, ha voluto le mie registrazioni, le ha portate nel New Jersey ed è arrivato l’invito…

Il coronamento di un sogno

Sembrava impossibile, invece la mia storia è la dimostrazione che negli altri paesi quello che conta è il talento, non i rapporti che hai. Io, per loro, sono semplicemente un musicista che esegue canzoni originali, evidentemente di qualità. E quindi, solo per questo, mi sono conquistato il diritto di essere su quel palco al fianco di Springsteen:

A proposito del suo amore per il Boss, quando c’è stata la folgorazione?

Avevo 12 anni e, come ogni pomeriggio, con gli amici della frazione di Cento dove abito, XII Morelli, giocavo  a biliardo nel bar quando dal juke box arriva una voce che mi ha cambiato la vita. Perché, ascoltandola, mi sono sentito trasportato dalla realtà del paesino alle autostrade americane. In pochi minuti mi sono idealmente ritrovato sul set dei telefilm che amavo e m facevano sognare come ‘Sulle strade della California’ .Quella voce era di Springsteen, non lo avevo mai sentito nominare. Così è iniziata la mia carriera.

Cosa farà ascoltare al Boss durante il concerto?
Il mio repertorio, tutti brani originali cantati rigorosamente in italiano che raccontano la vita di ogni giorno in quell’angolo piatto di Emilia chiamato XII Morelli i cui panorami, sia geografici che umani, coincidono con quelli resi leggendari dalle canzoni di Springsteen. Fanno parte del mio ultimo album, ‘Meticcio’

Solo canzoni in italiano?
No, per l’occasione canterò anche un brano nel dialetto di XII Morelli, che, pur appartenendo al ceppo emiliano è unico, perché, così mi hanno detto gli organizzatori del festival che lo hanno ascoltato, sembra inventato apposta per le ballads più classiche del rock americano. Si chiama ‘Tiramolla’, che è il soprannome che da sempre hanno i componenti della mia famiglia. Il problema sarà spiegare a Springsteen il significato.

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