Artusi remix. La tradizione culinaria che si rinnova.
Non poteva che partire da Forlimpopoli e da una istituzione di grande qualità culturale come Casa Artusi una iniziativa che ha mappato, come non era mai avvenuto prima, le nuove passioni culinarie degli italiani, restituendoci, soprattutto, il senso profondo del loro rapporto con la tradizione.
Merito dell’iniziativa ‘Artusi Remix’, affidata alla creatività di Don Pasta, cuoco, dj, giornalista che guarda alla cucina con un approccio sentimentale, ma con grande rigore filologico.
Il lavoro è diventato un libro, ‘Artusi Remix’, nel quale l’autore ha raccolto le reinterpretazioni dello straordinario patrimonio della cucina popolare italiana, grazie alle oltre 500 ricette ricevute e alla creazione di un sito che si arricchisce ogni giorno di nuove proposte che arrivano anche dall’estero. Come ha detto Don Pasta(vero nome Daniele de Michele, ‘Artusi Remix’ è’ una iniziativa commissionata da Laila Tentoni, vice presidente di Casa Artusi, e dei membri del comitato scientifico Massimo Montanari e Alberto Capatti per salvaguardare il nostro sapere popolare autentico, che è quello gastronomico, facendo tornare la cucina, oggi sin troppo di moda, a quello che è stata e che dovrebbe essere, una forma di cultura non accademica ed elitaria, ma patrimonio di tutti, segno di coesione di una comunità e di forte relazione tra le persone e il territorio. Abbiamo voluto, partendo dagli studi dell’Artusi, immaginare cosa significa fare oggi un ricettario di cucina popolare, coinvolgendo, attraverso, un blog http://artusiremix.wordpress.com, chi ama il cibo e vuole tramandarne la sua storia. Le ricette sono diventate un pretesto per raccontare un pezzo d’Italia, un censimento delle trasformazioni del nostro paese attraverso il mangiare. Sul sito sono arrivate centinaia di interpretazioni contemporanee delle ricette di Artusi, che abbiamo valutato, sia d un punto di vista della complessità tecnica che del rigore filologico. Abbiamo anche approntato un questionario con il quale chiedevamo quale fosse il rapporto con quella ricetta. Volevamo che emergesse la forza identitaria di quello che ci veniva proposto, il senso intimo di un piatto. E il sito è diventato una ‘piazza’ dove i partecipanti hanno portato la loro idea di cucina popolare.
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